Cambiare lavoro fa paura. Non tanto per il cambiamento in sé, ma per ciò che rischi di perdere: la sicurezza, lo stipendio fisso, l’identità professionale costruita nel tempo.
E se poi non va come speravi? Se sbagli strada? Se ti penti?
Domande legittime. Ma che spesso ti lasciano immobile. E nel frattempo, l’insoddisfazione cresce. Ti svegli con l’ansia, ti trascini nel lavoro, ti ripeti che non è il momento giusto. Ma quel momento non arriva mai.
In questo articolo vediamo come cambiare lavoro in modo strategico, senza salti nel vuoto, senza frasi motivazionali e senza lasciare tutto da un giorno all’altro.
Perché non riesci a cambiare, anche se non stai bene
Quando sei insoddisfatto, ti convinci che ti serve più chiarezza. Ma non è così. Il problema non è che non sai cosa vuoi: è che continui a pensare alle stesse cose nello stesso modo.
È il classico loop del Problem Solving Strategico:
- Più cerchi risposte nella testa, più ti confondi.
- Più chiedi consiglio, più ti senti giudicato.
- Più rimandi, più aumenta l’insoddisfazione.
Serve un cambio di logica. Non un piano perfetto.
1. Parti da un’azione piccola, ma concreta
Non devi decidere oggi cosa farai nei prossimi 10 anni. Devi solo fare il primo passo possibile.
Alcuni esempi:
- Contatta una persona che fa un lavoro che ti incuriosisce.
- Fai un test pratico: una giornata in affiancamento, un corso breve, un progetto personale.
- Metti un limite: “ci penso solo mezz’ora al giorno, poi agisco”.
L’azione rompe il circolo vizioso del pensiero ripetitivo. Ed è l’unico modo per raccogliere feedback reali sulla direzione da prendere.
2. Smetti di cercare il lavoro perfetto
Uno degli errori più comuni è cercare la soluzione definitiva. Un lavoro che ti rappresenti al 100%, che ti dia libertà, stabilità, senso.
La verità è che nessun lavoro ti darà tutto. Ma esistono lavori migliori per te, qui e ora.
Fai questa domanda strategica:
“Cosa mi farebbe stare anche solo un po’ meglio rispetto ad adesso?”
Cercare il miglioramento, non la perfezione, ti permette di muoverti con più lucidità e meno aspettative paralizzanti.
3. Riduci l’incertezza, senza aspettare la sicurezza assoluta
Molti non cambiano perché aspettano di avere tutto chiaro: cosa farò, dove, con chi, quando, etc.
Il punto è che la chiarezza arriva dopo i primi passi, non prima.
Nel Problem Solving Strategico si procede per tentativi:
- Provi una nuova strada.
- Osservi gli effetti.
- Correggi la rotta.
Questo metodo ti permette di trovare la direzione giusta senza buttarti nel vuoto. Meno rischi, più informazioni = meno ansia.
4. Costruisci un’alternativa prima di mollare tutto
Cambiare lavoro non significa per forza licenziarsi subito. Puoi creare un piano di transizione.
Esempi concreti:
- Inizia un progetto freelance nel tempo libero.
- Proponi un cambiamento di ruolo all’interno della tua azienda.
- Chiedi un part-time strategico (anche temporaneo).
Uscire da un lavoro che non ti fa stare bene è più semplice se hai già un’altra base sotto i piedi.
5. La motivazione non basta: serve un metodo
Se aspetti di trovare la motivazione, rischi di aspettare all’infinito. Ma se inizi ad agire, anche senza voglia, qualcosa si muove.
Nel coaching strategico lavoriamo proprio così:
- Zero motivazione forzata
- Azioni semplici e misurabili
- Feedback immediati
La consapevolezza arriva con l’esperienza, non con le riflessioni.
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